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Sedi e archivisti nei secoli

Qui di seguito uno schema dei passaggi cruciali:

Gli archivi e archivisti della Misericordia

1244La Misericordia nasce nel 1244 con lo scopo di operare verso i bisognosi gesti di evangelica “misericordia”;
1321si dota di una sede in piazza san Giovanni e produce, nell’espletamento delle sue funzioni, documenti di varia natura: statuto, matricole degli ascritti, libri contabili, ecc. conservandoli in delle “panche” con coperchi chiuse con chiavi (cfr. inventario 1369);
1425Nel 1425 viene costretta alla fusione con la Compagnia del Bigallo, prossima al fallimento; l’esperienza associativa si rivela fallimentare e un gruppo di fratelli della Misericordia decide nel 1489 di dare vita ad una Nuova Compagnia della Misericordia abbandonando l’elegante sede.  La maggior parte dei documenti fino ad allora prodotti, rimangano nella sede [eccezione si  veda oltre] e si vanno a sommare ai documenti che la Compagnia del Bigallo aveva prodotto e conservato fino a quel momento. La Compagnia del Bigallo, a metà del ‘500, per volere del duca mediceo Cosimo I perde la sua autonomia e diventa Magistratura; nel ‘700 viene soppressa e l’intera documentazione che si trovava nella sede (carte della Misericordia prima della fusione del 1425; carte del periodo di associazione Misericordia/Bigallo; documenti  post distacco), viene portata in Archivio di Stato di Firenze dove si trova ancora oggi nel fondo Compagnia poi magistratura del Bigallo;
 ECCEZIONE: al momento del distacco nel 1490 i fratelli della Nuova Misericordia portano con sé le quattro matricole (elenchi divisi per quartieri con i nomi degli ascritti e delle ascritte alla Confraternita) e il Libro delle possessioni che ancora oggi si trovano nell’archivio di piazza Duomo.
Post  1490Dopo aver abbandonato la sede di piazza San Giovanni (oggi Museo del Bigallo), i fratelli in un primo momento vanno “a pigione” in alcuni locali siti di fronte al Campanile di Giotto (sede attuale) e ricominciano a produrre documenti (statuto, matricole, ruoli, libri contabili ecc., si vedano i rispettivi inventari).
1525Nella ricerca di locali più idonei e soprattutto dotati di un luogo dove poter pregare e ufficiare, nel 1525, si  trasferiscono nella vicina chiesa intitolata a San Cristofano nel vicolo degli Adimari e nei locali ad essa connessa; i fratelli infatti si spostano portando con sé,  oltre alle masserizie, anche registri e carte; lasciano nella chiesa gli arredi liturgici.
1575Nel 1575 a capo della Misericordia viene eletto un nuovo provveditore, Simone di Nunziato Santini. Legnaiolo di professione e abile amministratore decide di abbandonare la chiesa per motivi sia economici (ristrutturazione immobili, tasse, messe dei patroni ecc.) che religiosi (occupare una chiesa anche per motivi non liturgici). Dopo una serrata ricerca individua degli spazi siti di fronte al campanile di Giotto e incarica un suo collaboratore a chiedere al granduca Francesco I de’ Medici di poter utilizzare i locali. Il Granduca interpellato sul punto accetta e concede alla Misericordia i locali che da allora costituiscono la sede centrale della Confraternita. Nuovo trasloco di masserizie, vesti  e documenti.

L’archivio nella sede di piazza Duomo:

1575-Nei primi tempi dopo il trasloco nella sede (definitiva) di piazza Duomo, l’organizzazione e la conservazione delle carte archivistiche non rientrarono tra le priorità dei capitani; la sede si trovava in uno stato di grande degrado e devettero essere affrontati non pochi lavori di assestamento per renderla agibile; in particolare urgeva la costruzione di una sala delle udienze e un oratorio. Ci immaginiamo che i documenti  che erano stati traslocati fossero riposti tutti insieme in un magazzino accanto ad altri oggetti.
 Per quanto riguarda le carte di uso quotidiano, il cosiddetto “archivio corrente”, l’allora provveditore Santini, visti la sua scrupolosità, sicuramente lo teneva a dovere in spazi adeguati. Va ricordato che nel Sei/Settecento la produzione documentale era sì importante e imprescindibile per la gestione dell’ente, ma comunque quantitativamente contenuta. Si trattava di registri (delibere, materiale contabile, elenchi vari) , documenti sciolti (privilegi, contratti) e poco altro ancora, materiale che nel suo complesso poteva comodamente  essere riposto in singole casse.
1778-1782Con la sostanziale ristrutturazione della sede negli anni 1780-1782, durante la quale tutto il palazzo subì profonde modifiche, si pose per la prima volta il problema della conservazione adeguata delle “carte antiche”.
1779-1782Allo scopo viene nominato un archivista: Alessandro Ducci, capo di guardia della classe dei sacerdoti. Contemporaneamente “il nostro provveditore [decide] la costruzione di un decente sito ove fosse con metodo e sicurezza situato e ordinato un archivio in cui si conservasse quanto di libri, di documenti, di carte et altro spettar potesse alla nostra Compagnia e così garantirla dalla lacrimevol dispersione sofferta di tante importanti memorie miseramente perdute per incuria e mancanza di deposito sicuro.” All’archivio viene destinata una “luminosa stanza al primo piano” (…) “per la collocazione dell’archivio” quale bisognava porre in buona forma e servibile alle giornaliere contingenze” anche perché “un archivio per aria e senza lume non fa comodo alla Compagnia quale è stato finora tenuto”.
 Ducci predispose un primo riordino (per otto mesi si impegnò “per molte ore del giorno”) e compilò un Catalogo dei capi di guardia ancora in uso.
1782Nel 1782 Ducci rinunciò all’incarico di archivista, perché l’attività,  nonostante gli rechi non pochi “incomodi”, non prevedeva “emolumenti” alcuni, facendolo invece “dipendere dall’arbitraria volontà dei fratelli”; seguono nomine di capi di guardia di varie classi:
1790Antonio Vincenzo del Chiaro dottore;
1832Giuseppe Gargani, impiegato regio;
1840Domenico Gori cappellano di Orsanmichele e priore di Santa Lucia dei Magnoli;
1844Giovanni Baccani canonico del Duomo;
1870Luigi Landini regio impiegato; 
1883Raffaello Salari calligrafo
1895Iodoco Del Badia, archivista di stato di Firenze; dette, secondo Morini, nel 1897, un primo riordino generale, che tuttavia “non si sa per quale causa fu completamente distrutto  come lo dimostrano all’evidenza le numerose cartelle che ne custodivano i documenti, ora prive di essi” (!)
1919don Egisto Inghilesi, maestro del coro del Duomo;
1923don Emilio Fattori, penitenziere del Duomo. Nell’accettare l’incarico, fa presente in una lettera al provveditore che l’archivio si trovava in “una non lieve manchevolezza. Senza dire della sede oltremodo ristretta e senza luce né aria. Manca in esso qualsiasi scaffale od altro mobile dove racchiudere e custodire gelosamente alcuni documenti, che per valore storico ed artistico sono davvero preziosi; anche il materiale è spesso “assai deteriorato” per cui si prega di “provvedere” (15/10/1923);
1930Ugo Morini  direttore delle Regie Biblioteche di Firenze. – Ricevette l’incarico di “provvedere al riordinamento e alla compilazione dell’inventario“.  Morini dopo “lungo e paziente lavoro” comunica di aver assolto l’incarico con il riordino e inventariazione della sezione storica (documenti fino al Ottocento) e della sezione moderna (dall’Ottocento in poi). Termina la lettera augurandosi che “ora riordinato possa essere conservato e custodito in modo da non doversene più lamentare” e conclude “tractant fabrilia fabri”, cioè “occorre nell’interesse dell’archivio che la persona alla quale sarà affidato, abbia la qualità e la preparazione necessaria per la custodia e la conservazione di un materiale di immenso valore, interessante non solo per la Misericordia ma alla storia della nostra cara città”. A lui si deve anche la pubblicazione Documenti inediti o poco noti per la storia della Misericordia di Firenze.
1949Gino Lotti impiegato comunale;
1951Guglielmo François, direttore provinciale Poste e Telegrafi; storico per passione;
1957Allargamento dell’archivio di due stanze;
1968don Vittorio Cirri, parroco di Santa Lucia sul prato laureato in Storia;
1973Renato Boldrini  funzionario FS; scrive al provveditore “chiamato alla direzione dell’archivio, il sottoscritto si è trovato dinanzi a montagne di pratiche semplicemente ammassate da circa otto anni” [cioè dall’incarico Cirri…]; continua “compiuto il lavoro di suddivisione secondo le relative materie trattate, occorreva trovare una persona per il lavoro manuale di classificazione e di raccolta in filze”(!) inoltre, occorreva mettere mano al riordino dell’archivio storico”. – A questi lavori Boldrini non si poteva dedicare perché doveva occuparsi dell’economato; ecco che individua per l’incarico Paolo Rossi, il figlio del vice-provveditore, che in archivio aveva già fatto ricerche per degli articoli da pubblicare nel bollettino di «San Sebastiano.
 Paolo N. Rossi a sua volta nel “pro- memoria” parla di “stato dell’archivio obbiettivamente non brillante” e della necessità – visto i sintomi di generale degrado – di fare (di persona! sic) “uno smassamento di materiale eterogeneo in quantoché imbarazza il settore antico dell’archivio”.
 Chiede anche di trovare spazio al materiale dell’archivio di deposito (“quella di Pinti non è certo una soluzione”). – Ecco che si opta per un altro cimitero, quello di Soffiano. Termina la lettera “Non si sottolineerà  altrimodo la fatica materiale, difficilmente evitabile data la carenza di personale di pronto impiego, (…) il che si accetta come salutare esercizio!”
1976don Foresto Niccolai sacerdote;
1980Bruno Lusini quale “aiuta archivista di don Niccolai” (cfr. foto)
1997Sovrintendenza archivistica per la Toscana attraverso la notifica 709 del 31 dicembre 1997 che dichiara l’archivio “di notevole interesse storico”.
2016-Nomina del capo di guardia artista Riccardo Beconcini.