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“Quando fusse tempo di peste”. L’opera di soccorso durante le epidemie

18 Maggio 2022
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Nel 1522 la situazione sanitaria a Firenze si era fatta grave; da Roma giungevano notizie preoccupanti del dilagare di una terribile epidemia di peste altamente contagiosa. I capitani della Misericordia reagirono immediatamente mettendo in campo uomini e risorse materiali per combattere la difficile battaglia. Contemporaneamente chiesero al loro medico di Compagnia, Girolamo Buonagrazia (1470-1541), di mettersi in contatto con  “sei fra i più dotti e anziani medici della città, valenti sia nell’arte medica sia in campo naturalistico e chirurgico” per riunirli nella sede della Confraternita e elaborare con loro le più avanzate strategie atte, da un lato, a preservare dalla malattia gli operatori sanitari in servizio e, dall’altro, a dare sollievo agli infettati. Risultato del consulto doveva essere un Manuale contro la peste da distribuire ai 72 responsabili della Compagnia della Misericordia, i cosi detti “Capi di guardia”.

Buonagrazia fece quanto richiestogli e consegnò in tempi record la sua Opera nuova della provisone et cura del morbo. Il trattato si presenta in due parti: una prima, di 28 pagine, scritta in latino di carattere  “teorico-scientifico” e rivolta agli “esperti dall’arte medicinale”, e una seconda, molto più contenuta di appena 10 pagine, scritta in volgare e destinata – lo spiega lo stesso Buonagrazia -, “a quelli che delle lettere non hanno cognitione, a’ quali non si repliecherà le cose theoricali [della parte latina] perché hanno di bisognio di cose breve, expeditie et utile.” Dopo aver trattato numerosi rimedi in forma di “boli”, unguenti, decotti ed olii vari, fra i quali spicca quello “di scorpioni” di riprovata, Girolamo Buonagrazia si prende cura anche dell’”animo” dei suoi interlocutori: ricorda, infatti, che le malattie non vanno combattute solo operativamente ma anche sul piano psicologico: “Infra gli accidenti dell’animo, è la paura cattivissima: el sospecto è buono ma non la paura“. E termina, “debbensi in questo tempi vivere più lieto che nelli altri, cioè con più spassi” purché siano “leciti, cioè non di coito perché nocivo”.

Per l’edizione integrale, arricchita da saggi introduttivi, si veda De provisione et cura morborum pestilentialium. Hieronimi De Bonagratiis physici florentini, a cura di Barbara Maria Affolter e Laura Rossi, introduzione Maurizio Naldini, contributi Donatella Lippi, Esther Diana, Domizia Weber, Firenze 2015.